ARCHITETTURA E MATEMATICA | |||||||
1000 anni di motivi geometrici |
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Il motivo pavimentale dal Panteon di Roma, eseguito intarsie lignee. |
In questa conferenza, prendendo come punto di partenza alcune riflessioni delle scienze naturali e della psicologia dell'arte per quanto riguarda l'evoluzione della capacità di percepire e creare motivi geometrici, viene esaminata l'applicazione di motivi geometrici all'architettura, specificamente ai pavimenti dei Cosmati, famiglie attive nell'area intorno a Roma circa mille anni fa. L'applicazione dei motivi geometrici nei pavimenti cosmateschi come "mappa" dell'architettura sarà poi confrontata con i pavimenti moderni dell'architetto veneziano Carlo Scarpa e dell'artista londinese Tess Jaray per dare luce a come la nostra percezione dei principi che costituiscono l'ordine sono cambiati da un millennio all'altro. I popoli di tutte le culture e di tutte le epoche hanno usato motivi geometrici come ornamento. Le applicazioni di motivi geometrici sono universali e spesso tramite la geometria usata si riconosce il tipo di cultura che la utilizza.
Via via che noi ci evolviamo evolve anche la nostra capacità di riconoscere strutture (basta pensare ad esempio a Penrose o ai frattali). Sia in Matematica che in Architettura si ha proprio questo: degli elementi astratti composti in una struttura ordinata. |
Un motivo pavimentale dal Duomo |
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La basilica romana, di pianta rettangolare circondata da fila di colonne, è la sede dell'amministrazione giudiziaria romana (il tribunale), ma anche un luogo d'incontro per fare affari, una sorta di mercato coperto. La Basilica era per i romani il più importante edificio della città, il luogo deputato all'amministrazione civile e giudiziaria. la sua pianta simmetrica secondo due assi esprimeva stabilità e non dinamicità. Nelle basiliche paleocristiane la forma della chiesa venne copiata dal tribunale romano introducendo però alcune variazioni: la pianta ha un solo asse di simmetria longitudinale perché la lunghezza della basilica doveva simboleggiare il cammino del cristiano dalla vita terrena verso il paradiso. Inoltre l'entrata è sul lato corto, mentre in quella romana era sul lato lungo. La basilica cristiana, internamente, era suddivisa come quella romana: una serie di colonne delimitavano le varie zone della basilica, dette navate, di cui la più grande era quella centrale. Il corridoio centrale è sempre messo in evidenza dal pavimento. Dal 300 fino al 1220 il corridoio centrale è sempre messo in evidenza. Per esempio in Santa Maria in Cosmedin (la chiesa della bocca della verità) ci sono motivi geometrici periodici sempre disposti secondo l’asse di simmetria longitudinale. Questi motivi si notano particolarmente nei pavimenti dei Cosmati. L'avventura decorativa dei Cosmati, che appare già consolidata fin dal suo apparire, è qualcosa di completamente nuovo e rivoluzionario oppure si limita a rielaborare degli elementi preesistenti? La decorazione architettonica dei Cosmati, fatta con mosaici di marmo nelle chiese romane, data dal XII al XIV secolo. Lo stile dei Cosmati deriva da un artigiano di nome Cosmas, che presumibilmente era arrivato da Bisanzio; questo nome fu frequente nelle due famiglie che praticavano questa tecnica. L'opera cosmatesca è un tipo di tecnica di mosaico nella quale sottili triangoli e quadrati di pietra colorata (rosso porfidico, verde serpentino, bianco ed altri marmi colorati) e pasta di vetro venivano arrangiati in composizioni con larghi dischi e strisce per produrre disegni geometrici. Senza dubbio, il repertorio dei pavimenti cosmateschi trasse ispirazione da varie fonti, ma il loro stile pare principalmente influenzato dal pavimento della basilica di Montecassino. Probabilmente, il primo pavimento cosmatesco fu fatto nell'ultimo quarto del XI secolo, precisamente fra il 1066 e il 1071, quando l'Abate di Montecassino Desiderio invitò lavoratori del marmo da Costantinopoli per fare un nuovo pavimento nella basilica. Oggi quel pavimento è coperto da uno nuovo del del XVIII sec. in uno spazio sacro dell'Abbazia, ricostruito dopo i danni subiti durante la II Guerra Mondiale. I marmi antichi usati nella produzione dei pavimenti erano in genere rosso porfido e verde serpentino, come pure giallo antico, bianco e pavonazzetto, che venivano scambiati fra loro per ottenere toni sfumati dal rosso porfido al chiaro, lasciando il primo al centro della composizione. In tal modo la trama del disegno veniva resa più contrastata fra i colori scuri e chiari, per cui si veniva a creare una bicromia che faceva assumere alla superficie un aspetto coloristicamente variato e non rigido. Questa tipica tecnica italiana, famosa nel mondo, fu ripresa nel XVI sec. a Roma e specialmente a Firenze, dove splendidi esempi sono presenti alla Tomba dei Medici e all'Opificio delle Pietre Dure. Il più famoso tavolo di marmo antico si trova al Metropolitan Museum di New York, proveniente dal Palazzo Farnese.
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