ARCHITETTURA E MATEMATICA

1000 anni di motivi geometrici


Rielaborazione della classe 4b del Liceo Scientifico "E. Fermi" Cantù


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L'uso esteso del marmo era iniziato già nel I secolo a.C. a Roma, e, al tempo di Augusto, ovunque gli edifici venivano eretti in marmo. "Ho trovato Roma di mattoni e l'ho lasciata di marmo", così disse l'Imperatore Cesare Augusto (64 A.C. - 14 D.C.). La conquista romana del bacino del Mediterraneo diede accesso alle pietre colorate: marmo giallo (giallo antico) dalla Tunisia, porpora e bianco (pavonazzetto) dalla Turchia, rosso, verde e nero dalla Grecia. L'Egitto era la sorgente più ricca di colori, fornendo granito rosso, grigio e nero. Il Sardonio era importato fin dall'India.
I Romani furono i primi a usare il marmo in lastre (opus sectile) per le applicazioni murarie (sectilia). Questo fu possibile perchè i romani avevano inventato il cemento, che era necessario per tenere a posto le tegole di marmo: Inoltre, il marmo tagliato laboriosamente in lastre in una cava era più facile da trasportare rispetto ai blocchi unici.

Alcuni marmi antichi sono decritti qui di seguito:

statuary marble

statuario

giallo antico  marble

giallo antico

porfido rosso  marble

rosso porfido

lumachella marble

lumachella

cipollino marble

cipollino

broccatello  marble

broccatello

verde antico  marble

verde antico

pavonazzetto marble

pavonazzetto

I Cosmati utilizzarono questi marmi romani, staccandoli dai monumenti o dalle colonne e li ricomposero per formare i loro motivi geometrici.

Se è ben vero che la decorazione geometrica è diffusa in tutte le culture e in tutti i periodi, i Cosmati riuscirono a dar vita ad uno stile decorativo unico nel suo genere. Utilizzando una tavolozza di appena quattro tinte composta da tessere rosse, verdi, bianche, gialle e combinandole in una varietà molteplice di forme, quali quadrati, cerchi, rombi, esagoni e ottagoni, decorando pavimenti, altari e facciate di più di cento chiese. I Cosmati hanno dato vita a uno stile unico e originalissimo, e diffuso anche all'estero il gusto per la stupefacente ricchezza delle decorazioni a litostrati: nel 1268, infatti, la famiglia dei Cosmati fu chiamata dal re d'Inghilterra Enrico III a realizzare nell'abbazia di Westminster il pavimento a tarsie marmoree posto dinnanzi all'altar maggiore, nei pressi del santuario. Si giunse così agli splendori del Quattrocento e quindi al Rinascimento, concludendo questo itinerario storico, storico-artistico e architettonico con la descrizione delle pietre colorate presenti nelle dimore della nobiltà e del clero e, soprattutto, delle cappelle gentilizie delle chiese, fra cui si può segnalare, fra le altre, la cappella Niccolini in Santa Croce a Firenze.

Nella stesura dei pavimenti compaiono sia lastrine di marmo di una certa dimensione (opus sectile) sia tessere di pietra più piccole (opus tesselatum), spesso usate contemporaneamente per creare diversi effetti di superficie.

Nel sectile i pezzi di marmo, tagliati in forma, sono accostati gli uni agli altri senza lasciare uno spazio intermedio, come avviene invece nel tessellato. La posa in opera di questo tipo di pavimenti richiede, dunque, l’intervento di maestranze specializzate e tempi di realizzazione più lunghi, comportando, di conseguenza, costi di realizzazione maggiori. Il suo utilizzo, oltre a sottolineare l’importanza del luogo, è quindi segno del grado economico e sociale della committenza.

In genere i materiali usati sono di provenienza locale. Diffuso è l’uso di reimpiegare frammenti antichi, in particolare marmi, porfidi e altre pietre dure. Nei pavimenti cosmateschi romani, ad esempio, i dischi di porfido o marmo inseriti nelle trame geometriche provengono da colonne antiche tagliate trasversalmente.

Nella basilica di San Lorenzo fuori le mura, comunemente nota sotto la denominazione di San Lorenzo al Verano, la decorazione del pavimento corre, quale splendido tappeto, per tutta la navata centrale con un sinuoso e complesso svolgersi. Rivela il prestigioso senso del colore proprio dei Cosmati e l'estro meraviglioso della loro fantasia nel continuo variare dei motivi ornamentali, con i tipici grandi dischi di porfido e serpentino incorniciati e alternati da mille disegni e composizioni creati da infinite tesselle marmoree e musive.

Troviamo anche pavimenti siciliani, con lo stile cosmatesco: soprattutto quelli realizzati nel periodo normanno a Palermo (Martorana, Cappella Palatina, San Cataldo, Cattedrale) e Monreale. Questi esemplari si distinguono per il largo impiego di dischi di porfido, direttamente importati da Roma. In Sicilia non si trovano, però, le sequenze di cerchi intrecciati tipiche della produzione romana. La decorazione è invece caratterizzata da grandi fasce che si intrecciano a formare figurazioni geometriche squadrate, con linee spezzate di gusto islamico, a volte liberamente disposte sulla superficie, all'interno delle quali sono inseriti i dischi di porfido: segno di un'originale elaborazione locale dei modelli romani e campani.

 

 

 

 

       
     

 

   

Roma, Basilica di San Clemente

Decorazione del pavimento in San Lorenzo al Verano

 

 

 

 

San Cataldo

Monreale

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